Artistic Mosaic | Biografia di Antonio Cassio
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Antonio Cassio

“La mia vita lavorativa in sintesi.”

Antonio Cassio nasce a Roma il 24 Ottobre 1931, settimo di otto figli.

“Quando avevo circa otto-dieci anni, mio padre Lorenzo già mi avviava nell’arte del Mosaico facendomi fare piccoli lavoretti durante il tempo libero dalla scuola. I  miei fratelli Gianfranco e Fabrizio, rispettivamente più grandi di me di quattro e due anni, svolgevano lavori più importanti. Con il passare degli anni,  pur seguitando a frequentare la scuola, nostro padre ci faceva fare lavori sempre più impegnativi. Il più bravo di tutti era sicuramente Gianfranco, soprattutto perché aveva una grande predisposizione per il disegno e per la lavorazione del micro mosaico, tanto che intorno ai tredici anni già realizzava splendidi quadri. Passa il tempo, scoppia la seconda guerra mondiale e purtroppo con il primo bombardamento su Roma (19 Luglio 1943) perdiamo nostra madre. Questa immane disgrazia cambia la nostra vita. Abitavamo in una bella villa di nostra proprietà a Castelgandolfo, fummo invece costretti a venire a Roma anche perché la nostra casa fu requisita dalle truppe tedesche. Ci trasferimmo tutti in una grande casa a Trastevere in Via Corsini, messaci a disposizione dal principe Torlonia.

 

Nel 1945 nostro padre, pur continuando a dirigere lo Studio del Mosaico nella Città del Vaticano, apre uno studio privato a Roma in Via Michelangelo Caetani 7 prendendo un locale in affitto dalle Suore di S.Caterina ai Funari e  portando con sé Gianfranco e Fabrizio. Io, pur frequentando ancora la scuola, saltuariamente andavo anche allo studio. Questo locale si trovava in un vecchio convento amministrato da un sacerdote polacco, tale Don Laedemonieg Stanislao. In seguito all’aumento di commesse di lavoro che pervenivano anche dagli Stati Uniti, dove mio padre aveva un amico rappresentante Sig.John P.Rossi (rimasto tale anche dopo la sua morte), prese in affitto, sempre dalle stesse suore,  altri due locali adiacenti. Negli anni a seguire le suore cedettero l’intero complesso all’ufficio cambi della Banca d’Italia, la quale dopo un  tentativo di vendita all’asta andato deserto, cedette il tutto alla Sovrintendenza di Roma Palatino Foro Romano. Molti anni dopo quest’ultima iniziò scavi archeologici e trovò nel grande cortile la famosa Cripta Balbi e molti altri reperti archeologici ora visibili presso il Museo allestito all’angolo tra Via Caetani e Via delle Botteghe Oscure. In seguito la Soprintendenza prese possesso di tutti i locali (negozi, magazzini e laboratori artigiani) compreso lo studio Cassio.

Nel 1946 prematuramente muore Gianfranco. Subito dopo sono entrato anche io a lavorare con mio padre definitivamente. Nei primi anni ’50 per motivi di salute nostro padre lascia lo studio a me e a Fabrizio consigliandoci di chiedere la collaborazione al Maestro Renzi Vincenzo: così fu per un breve periodo di tempo. All’insaputa di mio padre, mio fratello Fabrizio cambiò tutte le utenze dello studio compresa la locazione dei locali mettendole a suo nome. Io seguitavo a portare avanti lavori anche abbastanza impegnativi, tant’è che ancora oggi possiedo molte lettere dei committenti di completa soddisfazione per lavori da me eseguiti.

A metà anni cinquanta entra in società con Fabrizio nostro cugino Virgilio Cassio, mosaicista nello studio Mosaici del Vaticano che poi ne diventerà direttore al posto di nostro padre ormai in pensione. Nel decennio degli anni 50 lo studio Cassio ebbe grandi commesse di lavoro sia in Italia che all’estero: nel 1957 realizzazione e posa in opera del grande mosaico nella Chiesa del Preziosissimo Sangue a Detroit (USA), nel 1958 realizzazione e posa in opera del mosaico monumentale al cimitero militare americano di Manila (Filippine). Nell’esecuzione di tutti questi grandi lavori ho avuto una partecipazione molto attiva e determinante pur essendo retribuito come semplice operaio e senza essere messo in regola. Alle mie rimostranze mio fratello Fabrizio mi assicurò di stare tranquillo poiché avrei seguitato a lavorare per sempre nello studio che era diventato nel frattempo di sua proprietà. Purtroppo così non è stato.

Nel 1958 mi sono sposato con Luciana e dal matrimonio sono nati due figli: nel 1959 è nato Massimo e nel 1964 è nato Roberto. E’ opportuno parlare del 1959 poiché è l’anno in cui allo Studio Cassio viene affidato il primo grande lavoro di restauro tramite  lo scultore Prof. Venturini. Tale  restauro si trova alle Terme di Caracalla in Roma (ambiente adiacente Palestra orientale). Poiché questo lavoro fu eseguito da me, la mattina mi alzavo alle quattro, andavo sul posto di lavoro e preparavo la colla (colla di pasta e colla animale). La prima parte del pavimento fu incollata con la carta da spolvero rifacendomi al lavoro nuovo; per il distacco sezionai la carta seguendo il disegno del mosaico a piccoli pezzi (30-40 cm2). Mi accorsi subito che con la carta il lavoro non veniva bene. Dissi a mio fratello Fabrizio che era meglio provare con il velatino e così facemmo; il lavoro con questo sistema venne molto bene ma sempre staccando il mosaico in piccoli pezzi. Il lavoro in totale era di circa 600 m2 e fu facilmente riapplicato e restaurato. Oggi a distanza di  55 anni, malgrado sia esposto alle intemperie e al calpestio delle migliaia di visitatori che ogni anno visitano le Terme, è ancora integro. Con questo lavoro ebbe inizio il distacco  e restauro  del mosaico con il sistema dei piccoli pezzi denominato “METODO CASSIO”.

Nel 1963 diminuì molto il lavoro, lo studio andò in crisi, le promesse che mi erano state fatte non furono mantenute; il poco lavoro che c’era se lo divisero Virgilio e Fabrizio  e io fui estromesso dallo studio.

Fortunatamente la mia disoccupazione non durò nemmeno un giorno.

Immediatamente lavorai con il Maestro Renzi, con il costruttore Ing. Rimassa e dopo poco tempo fui assunto nello Studio del mio grande amico Commendatore Marco Tullio Monticelli dal quale sono stato profondamente apprezzato e incoraggiato.

Durante la permanenza nello studio Monticelli insieme ad altri colleghi mosaicisti fondammo una cooperativa di lavoro della quale il Monticelli era Presidente. Durante questo periodo furono eseguiti molti lavori, sia nuovi che di restauro, tra i quali anche il grande restauro della Cripta dell’Abbazia di Montecassino semidistrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Nel 1965 uscì il bando di concorso indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione per numero due posti in Italia di restauratore di Mosaici antichi. Feci la domanda di partecipazione più per una scommessa con me stesso che per convinzione, tanto che quando arrivò la chiamata me ne ero completamente dimenticato. Il concorso si svolgeva nell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze, un anno dopo la grande alluvione. Io non ci volevo andare dato che i posti disponibili erano solo due in tutta l’Italia, ma mia moglie Luciana insistette affinchè partecipassi e così fu. Il concorso si svolse prima con una prova scritta e poi con una prova pratica consistente nel restauro di una piccola porzione di mosaico antico con relativa relazione scritta. Per ultimo era prevista una prova orale. Morale della favola risultai vincitore al primo posto su circa duecento concorrenti provenienti da tutta Italia. Essendo arrivato primo, mi fu concessa la possibilità di poter scegliere il luogo di lavoro a me più vicino. Abitando a Roma scelsi come sede di lavoro gli Scavi Archeologici di Ostia Antica. Il 01 Gennaio 1968 presi servizio. Qui conobbi nuovi colleghi e nuove tecniche di lavoro da me mai condivise, ma comunque rispettai sempre il loro sistema mettendomi addirittura a disposizione e aiutandoli a portare a termine i lavori iniziati. In seguito mi fu data dalla Sovrintendente Dott.ssa Maria Floriani Squarciapino l’opportunità di eseguire il restauro di un mosaico pavimentale nell’area denominata “Casa di Giove e Ganimede” secondo la mia personale tecnica di lavorazione. Durante le varie fasi lavorative, fra distacco e riapplicazione, venni seguito da un fotografo della Sovrintendenza. A lavoro ultimato fu riconosciuto dalla Direzione degli Scavi e dai miei stessi colleghi la qualità del mio metodo di restauro, tanto che la Sovrintendente Dott.ssa Squarciapino mi nominò Capo Laboratorio, cosa che rifiutai per rispetto ai colleghi più anziani di me. Da quel momento la  notizia del mio metodo di restauro del mosaico ebbe nell’ambiente grande risonanza. Ebbi commissioni da parte di altre soprintendenze, lavorando in stretta collaborazione con vari Dirigenti: Dott. Fausto Zevi, Dott.ssa Anna Gallina, Dott.ssa Maria Luisa Veloccia, Prof. Gianfilippo Carettoni, Dott.ssa Laura Fabrini, Prof. Carlo Pietrangeli, Dott.ssa Sommella, Dott.ssa Sartorio, Dott.ssa Campitelli, Dott.ssa Massafra, Dott.ssa Giuseppina Testa, Dott.ssa Di Mino e altri. Nel 1969-1970 fui contattato dall’Ing.Gaetano Dall’Aquila per il restauro di un pavimento policromo della Palestra occidentale alle Terme di Caracalla di 120 mq più un pavimento sempre nella stessa palestra ma al piano superiore di mq.50. Negli anni a seguire restaurai insieme ad altri colleghi mosaicisti degli Scavi di Ostia Antica diversi lavori affidatici dall’Impresa Palmucci: la casa dell’Invidioso, la casa delle Provincie, la Casa di Diana, il piazzale delle Corporazioni ed altri sempre ad Ostia Antica. Nel 1972 con la Dott.ssa Anna Gallina restauro di due pavimenti negli scavi archeologici di Supino (Frosinone).

Nel frattempo continuai  a studiare, a provare nuovi materiali e nuove tecniche di restauro, approfondite soprattutto dopo il 1977 con il trasferimento (chiesto da me) dagli Scavi di Ostia Antica all’Istituto Centrale del Restauro di Roma. Quando arrivai all’I.C.R. fui ricevuto dal Prof. Giovanni Urbani il quale molto gentilmente mi fece notare che all’I.C.R. non esisteva la sezione “Restauro Mosaici” e che pertanto non avrei potuto espletare la mia professionalità che lui già conosceva.  Dietro mia insistenza mi disse che se proprio volevo potevo rimanere. Fui assegnato al gruppo che restaurava affreschi; ebbi così l’occasione di conoscere maestri restauratori come Guido e Vincenzo Regoli, Paolo Ferri, Sergio Lancioni e il Prof. Paolo Mora.

L’occasione di restaurare mosaici si presentò nel 1980 quando il Prof. Andrea Carandini, docente di Archeologia all’Università di Bologna chiese all’I.C.R. la collaborazione per il restauro dei mosaici nello scavo archeologico da lui diretto in località Sette Finestre (Orbetello) Grosseto. L’I.C.R. organizzò un cantiere scuola con Cassio Antonio responsabile del settore mosaici e Tancini Vincenza come responsabile per i reperti archeologici. Insieme a noi vennero alcuni allievi dell’I.C.R..Direttrice del corso era la Dott.ssa Alessandra Melucco. Il lavoro di restauro di questo mosaico consisteva nella pulizia, incollaggio, sezionatura a piccoli pezzi (30-40 cm2), distacco, prima sommaria pulizia del retro, pianta per il rimontaggio, imballaggio in casse di legno e trasporto al S.Michele (I.C.R.). Premetto che tutti gli allievi che parteciparono a questo cantiere scuola, tra questi c’era anche Roberto Nardi,  rimasero entusiasti e soddisfatti di questa esperienza tanto che mi chiesero se potevano continuare ad insegnare il restauro del mosaico. Ebbi le congratulazioni anche da parte del Prof. Andrea Carandini.

Verso la fine del 1980-81 iniziò il lavoro di restauro di Settefinestre. Per la prima volta un mosaico veniva restaurato all’I.C.R. e per la prima volta veniva applicato su pannelli in nido d’ape di alluminio (Ciba Gejgi) componibili. Durante il restauro su questo lavoro fui contattato anche dai dirigenti dell’I.C.C.R.O.M. (International Centre for the Study of the Preservation and Restoration of Cultural Property) e per esso dal Prof. Gael De Gauchen il quale mi chiese se esisteva una tecnica per il restauro delle parti mancanti (lacune). Risposi che non esistevano tecniche particolari, ma i restauri delle lacune venivano eseguiti secondo le direttive dei vari sovrintendenti. Mi chiese anche se potevo eseguire circa venti campioni (cm 30×30) sempre dello stesso disegno e stessa lacuna con differenti sistemi di restauro. Questi campioni vennero poi esposti in un locale dell’I.C.C.R.O.M.

In seguito in accordo con il Ministero dei Beni Culturali l’I.C.C.R.O.M. mi chiese una consulenza per un mosaico che si trova nell’Area Archeologica di Setif in Algeria. In seguito feci consulenze per I.C.R. a La Valleta (Malta), a L’Aquila, a Reggio Calabria e a Musarna (VT). Sempre per l’I.C.R. partecipai al primo convegno nazionale per il restauro dei mosaici che si svolse all’Istituto G. Severini (Ravenna) nel 1982. La notorietà dovuta ai nuovi metodi di restauro del mosaico, unita alle consulenze che mi furono richieste e le conseguenti  pubblicazioni, suscitarono un formicaio di invidia da parte di alcuni restauratori di affreschi e dipinti (tutte persone che fino a quel momento non avevano mai trattato il mosaico anche perchè nel 1977 il Prof. Giovanni Urbani mi disse che all’I.C.R. non c’era la sezione mosaici). Queste persone furono spalleggiate anche dai dirigenti: Dott. Giuseppe Basile, Dott.ssa Alessandra Melucco, Dott. Ardovino Angelo Mario e i direttori Prof. Baldini, Prof. D’Elia, Dott.ssa Evelina Borea e per ultimo Dott. Michele Cordaro.

Nel 1986 durante il restauro di un mosaico in bianco e nero ( materiale lapideo), portato all’I.C.R. da archeologi Francesi, fui osteggiato continuamente specialmente da parte del Dott. Ardovino. Il tutto si concluse con una lettera scritta dal Prof. Baldini e p.c. al Dott. Giuseppe Basile nella quale, adducendo scuse inverosimili e vergognose, mi venne comunicata la chiusura  dalla sera alla mattina e senza alcun preavviso la “sessione mosaici all’I.C.R.”.Il restauro venne affidato al Sig. Paolo Pastarello,  persona esterna all’I.C.R. e assolutamente digiuna del restauro di mosaici. La lettera sopra descritta è datata primo Ottobre 1986 protocollo n. 6560, oggetto: mosaici in corso d’opera. Premetto che durante la prima fase di lavorazione del suddetto restauro, ricevetti la visita degli archeologi francesi i quali rimasero molto soddisfatti di come stava venendo il lavoro. Nel corso degli anni varie furono le mie rimostranze con il Prof. Baldini, Prof D’Elia e Dott.ssa Borea. A quest’ultima  inviai una lettera R.R. scritta da me (25-02-1992), dopo la quale venni da lei convocato. In quell’occasione mostrandosi stupita di quanto stava accadendo, mi assicurò che avrebbe sistemato ogni cosa. Non fu così, tutto continuò come prima. A quel punto fui costretto a far scrivere una lettera R.R. 26 Luglio 1993 dall’Avvocato Elio Ripoli il quale contestava l’illegittimo trattamento e intimava l’immediata reintegrazione di mosaicista restauratore per la quale ero stato assunto a seguito di regolare concorso. Anche a questa lettera non fece seguito nessuna spiegazione e non ci fu nessun cambiamento nei miei confronti.

Nel 1995 fu nominato Direttore dell’I.C.R. il Dott. Michele Cordaro, il quale conosceva benissimo la mia situazione dato che per molti anni era stato Ispettore presso l’I.C.R., ma anche lui non intervenne in nessun modo.

Finalmente nell’Ottobre del 1996 all’età di sessantacinque anni andai  in pensione.

Malgrado tutto quello sopra descritto che ancora oggi all’età di ottantatre anni ricordo con molta tristezza e dispiacere, non ho mai abbandonato la mia professione. Già dal 1974 ripresi a collaborare con mio fratello Fabrizio.  Essendo io impiegato statale, non avrei potuto firmare contratti di lavoro; naturalmente il lavoro con mio fratello veniva da me svolto fuori dall’orario d’ufficio e nel periodo di ferie. Il primo lavoro da me portato allo studio Cassio fu il restauro di un pavimento di circa 30 mq situato all’ingresso degli scavi di Ostia Antica dove io lavoravo ( naturalmente contratti e fatture furono emesse da Fabrizio). Dopo questo lavoro presentai mio fratello nelle varie sovrintendenze: Palatino Foro Romano con i Prof. Carettoni e Fabrini, sovrintendenza dell’Umbria Dott.ssa Testa, sovrintendenza Napoli e Pompei Prof. Fausto Fevi, sovrintendenza della Basilicata, impresa Filidoro Vittorio, sovrintendenza del Comune di Roma X ripartizione A.A.B.B.A.A. Prof. Carlo Pietrangeli direttore dei Musei Capitolini, Dott.ssa Campitelli, Dott.ssa Sommella, Dott.ssa Tettoni, Dott.ssa Sartorio, Dott.ssa Di Mino, direttrice del Museo Nazionale Romano.

Con tutte queste illustri conoscenze fu facile per mio fratello Fabrizio acquisire molte committenze data la sua straordinaria abilità nei rapporti interpersonali e nell’organizzazione del lavoro.

Nel 1975 alle Terme di Caracalla restaurammo i mosaici della Casa di Vinicio. Questo fu un lavoro molto particolare: l’esecuzione del lavoro  fu possibile  solo in piena estate dato il livello molto basso del pavimento in quanto in inverno e in primavera lo stesso era invaso da acqua e vegetazione. Nel 1976 fu eseguito nei Musei Capitolini il restauro di tredici piccoli pannelli in mosaico lapideo minuto che si trovano nell’ufficio della Dott.ssa Sommella. Tra gli anni 1974 e 1980 alle Terme di Caracalla restaurammo circa 700 mq di mosaico nei vari ambienti. Al terzo piano della Palestra Orientale delle Terme restaurai un mosaico da poco rinvenuto, proprio da gli stessi operai che andarono a consolidare le mura.

Dal 1980 al 1988 hanno collaborato con me e con mio fratello anche i miei figli Massimo e Roberto. Dal momento che i miei figli Massimo e Roberto avevano maturato un’esperienza lavorativa soddisfacente, comunicai già nel 1987 a mio fratello che avevamo intenzione di avviare un laboratorio di mosaici e di restauro di mosaici antichi per nostro conto. Naturalmente avremmo terminato insieme i lavori in corso.

Fortunatamente non ho mai lasciato questo ramo dell’artigianato artistico al quale ho dedicato tutte le mie forze e tutto il mio impegno per tutta la mia vita lavorativa. I miei due figli Massimo e Roberto hanno voluto proseguire questo lavoro con il mio stesso entusiasmo, fu così che nel 1988 avviammo il laboratorio di Mosaici Artistici e Restauro di Mosaici Antichi in Via delle Fornaci 48 Roma. Dal 1988 abbiamo eseguito moltissimi lavori di restauro e anche nuovi. Non ritengo opportuno elencare tutti i lavori eseguiti su disegno dei vari Pittori e Architetti poiché si possono leggere sul mio Curriculum Personale

Tutto quanto sopra descritto, nulla avrei potuto fare senza la collaborazione, l’incoraggiamento e i consigli di mia moglie Luciana e l’aiuto materiale e morale dei miei figli Massimo e Roberto”.